Regole tipografiche



Una serie di regole tipografiche che ci torneranno sempre utili quando ci troveremo ad affrontare un testo (tratto da “Il manuale del grafico”, a cura di Giorgio Fioravanti, Zanichelli, Bologna, 1987).
Gli accenti
A, i, o, u: se accentate in fine di parola prendono l’accento grave (accadrà, così, però…);
e: se accentata in fine di parola prende l’accento acuto (perché, trentatré, poté, affinché…), tranne che per alcune eccezioni (è, caffè, cioè, tè, ahimè, ohimè, piè…);
la e prende l’accento grave anche alla fine di parole straniere (gilè, canapè, bignè…);
gli accenti sulle lettere maiuscole non devono essere ad apostrofo (È e non E’);
nelle lingue inglese e tedesco non esistono accenti, in quella spagnola esistono solo accenti acuti e in quella francese le lettere maiuscole non devono essere accentate.

L’uso del corsivo
Si scrivono in corsivo:
-          le parole o frasi da porre in particolare rilievo;
-          i vocaboli o modi stranieri che non abbiano valore di citazione;
-          i titoli di opere (salvo che facciano parte di un testo il cui titolo è già citato in corsivo);
-          le citazioni di verso fatte di seguito nel testo;
-          le parole straniere non di uso corrente fra coloro cui si rivolge il testo.

 I numeri
Prestare attenzione tra l’1 e la lettera elle (l), come pure lo 0 con la O;
fare attenzione a usare sempre la stessa grafia:
-          quando si usano i numeri romani, impiegarli sempre negli stessi casi o in casi analoghi;
-          nell’indicazione dei secoli che devono essere in numeri romani;
-          ai numeri romani non si aggiunge lo ° in esponente; quello va impiegato nei numeri arabi (IV secolo; IV° secolo. 25° anno; 25 anno).

I puntini di sospensione e il punto di abbreviazione
Nei tre puntini di sospensione è compreso anche il punto fermo. Inutile quindi aggiungerne un quarto.
Anche il punto di abbreviazione funge da punto fermo e non richiede il doppio punto (Il prezioso documento risale al 300 a.C.; Il prezioso documento risale al 300 a.C..).

Le parole straniere
Le parole straniere di uso corrente tra loro cui si rivolge il testo (“hardware” se il libro è di informatica; “layout” se è di pubblicità, ecc.) vanno composte in tondo (testo normale) e non prendono il plurale.
Le parole straniere non di uso corrente tra coloro cui si rivolge il testo vanno composte in corsivo.
Non sono considerate parole straniere i nomi propri (enti, società, associazioni, istituti, partiti, persone, località, ecc.) e le denominazioni ufficiali di atti, leggi, istituzioni. Vanno scritti quindi in tondo con la grafia originale (esempi: American Tobacco company, Magna Charta, University of California, ecc.).

L’uso delle virgolette
Si usano le virgolette italiane («…»):
  1. nelle citazioni nel testo (brani o parole di qualsiasi lingua o dialetto che abbiano valore di citazione);
  2. nei titoli di giornali, riviste, collezioni, enciclopedie, raccolte, album, ecc.;
  3. nei saggi ed altre opere che facciano parte di un testo il cui titolo è già citato in corsivo;
  4. nei nomi da distinguere (ma solo se strettamente necessario);
  5. nei termini tecnici (a seconda della trattazione dell’opera) di qualsiasi lingua.
Se nella citazione ne ricorre un’altra, questa sarà contrassegnata da virgolette inglesi (“… ” ).

Le iniziali maiuscole
Si scrivono con l’iniziale maiuscola:
  1. i nomi che indicano epoche, o avvenimenti, di grande importanza (il Quattrocento; la Rivoluzione francese, la Prima Guerra mondiale: l’aggettivazione sarà in minuscolo);
  2. i termini geografici nei casi in cui stanno ad indicare la regione geografica;
  3. i nomi composti (il nome comune avrà l’iniziale minuscola, il nome proprio quella maiuscola: il mar Mediterraneo, il lago di Garda, ecc.);
  4. gli appellativi ed i soprannomi;
  5. i nomi propri di enti, istituti, organizzazioni (il Mercato comune europeo, l’Associazione italiana ciechi, l’Accademia delle belle arti, la Croce rossa italiana: gli aggettivi e/o i sostantivi successivi al primo sono scritti con iniziale minuscola);
  6. i nomi di palazzi, teatri, locali pubblici (Palazzo Madama, Cappella Sistina, Basilica Palladiana).

E per finire…

-          SPAZIO sempre dopo il punto, la virgola, il puntoevirgola, due punti.
-          Non ci va lo spazio PRIMA DELLE PUNTEGGIATURE! (“…e così capii che, nonostante tutto, ecc.”)
-          L’uso del grassetto (“bold”, in inglese) non ha regole particolari. Va usato prevalentemente nei titoli.
-          L’uso del sottolineato (“underscore”, in inglese) anche qui non ha particolari regole. Va tuttavia usato con discrezione ed intelligenza.
-          L’uso del barrato (cioè questo) non va mai usato se non in occasioni molto rare.
-          L’uso invece del maiuscolo va ponderato in quanto equivale a “urlare” nella lingua parlata. Da usare nei titoli e negli inizi paragrafo.
-          Quando scriviamo un brano, non premiamo il tasto “invio” per andare a capo ad ogni riga: lo fa già automaticamente il programma di videoscrittura. Premiamolo solo quando terminiamo volutamente un pensiero e decidiamo di iniziarne uno nuovo.
-          Ricordiamoci inoltre della punteggiatura come lettura. La virgola ci fa prendere fiato, il punto un respiro completo, il punto esclamativo fa terminare la frase decisi, quello interrogativo la conclude domandando. E i tre puntini un respiro molto lungo…

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