Mezze verità


Le mezze bugie spesso fan più danni delle bugie stesse. 

Perché se io ti racconto una falsità, prima o poi lo vieni a sapere, e da allora la fiducia viene a mancare, chiudendo tutti i rapporti con quella persona (o quella fonte di notizie).
Ma se ti racconto una mezza verità – o mezza bugia – rimarrai sempre col dubbio del concetto di fondo, e ti distaccherai con difficoltà da quella fonte d’informazione, facendo in modo che essa ti propinerà all’infinito altre mezze informazioni.

Ieri sera ho assistito ad una mezza bugia.
Che ci riguarda tutti, per i motivi che v’illustrerò ora.
Ora di cena. Televisione accesa sintonizzata su una rete nazionale, telegiornale regionale. Sono concentrato più sulla pietanza di un ottimo fegato alla veneziana che sulle notizie, quando ad un tratto inizia uno special sul mondo del lavoro.
Mi giro d’istinto e ascolto, incredulo, a quelle mezze verità che stanno inondando la stanza da pranzo.

Interviste di poche battute su vari lavoratori e lavoratrici: chi ha perso la disoccupazione per un giorno di lavoro, chi è indignato per aver lavorato un giorno solo, rimedi sulla disoccupazione esposti in semplici passi da professori accademici…

Scopo di questo articolo è sconfermare nel limite del possibile quanto sentito in quella serata. Logicamente non ho gli ascolti di un tg regionale – non pretendo nemmeno di arrivare a tanto – ma cerco nel mio piccolo di mettere ordine e fare un pochino più di chiarezza in certe convinzioni che sono poi realmente dannose in chi cerca lavoro. Il rispetto e la gratitudine verso chi si prodiga ogni giorno a combattere veramente e coi fatti la piaga della disoccupazione meriterebbe uno scritto a parte.

Breve premessa: non sono un consulente del lavoro, sono uno psicologo che, tra le altre cose, si occupa da oltre sette anni di ricollocazione professionale in alcune delle principali agenzie per il lavoro italiane ed estere.

Partiamo dalla perdita dello status di disoccupazione: è vero che lo si perde se si lavora UN solo giorno, ma a patto che venga proposto al lavoratore di aprire una partita iva e diventare lavoratore autonomo. Diciamola tutta, allora. In tutti gli altri casi dove il contratto sia inferiore ai sei mesi la disoccupazione è congelata, non tolta. Se firmi un contratto di sei mesi E un giorno allora la perdi. Fino ad allora te la tieni. Il servizio non spiegava esattamente l’accaduto. Lo comprendo: hai i secondi contati quando realizzi un format giornalistico. Ma se l’effetto che produci alla fine non è il dato oggettivo, piuttosto taglia, evitando così di dire cose non del tutto  vere.

Lavoro di un giorno: non c’è nulla di illegale in questo. Anzi. In quel giorno di lavoro ti vengono pure versati i contributi. E non vieni mai sottopagato a fare quella mansione. Almeno, se chi ti propone un incarico del genere è un’agenzia del lavoro regolarmente iscritta all’Albo informatico delle stesse. Che – per assunto – non è così semplice iscriversi ad esso. Devi possedere certi criteri non proprio così facili da ottenere. Per i più curiosi date un’occhiata qui e traete da soli le conclusioni.
La persona che ha accettato quella mansione sapeva cosa stava andando a fare. Anche all’operatore dell’agenzia. Che sarebbe lui per primo stato ben più contento fargli firmare un contratto di lavoro di (almeno) qualche mese. Avrebbe fatturato molto di più. Ma… se non c’è concretamente un’impresa che lo richiede, che può fare?

Ricette semplici per problemi complessi: la crisi del lavoro è un problema assai complesso. Non potrà mai parlare di una soluzione semplice, attuabile in pochi passi. Non basta il monitoraggio continuo sui contratti di lavoro (come apparso in modo autorevole dallo special). Non aspettatevi di leggere in questo articolo la soluzione a questo tristissimo problema di tanta gente a casa e con pochi posti di lavoro disponibili.

Nel mio piccolo cerco però di fare quanto nelle mie possibilità: spiego alle persone il mondo del lavoro, le ascolto, cerco di tirar fuori le loro aspirazioni, i lavori che hanno fatto, e le indirizzo verso quei canali di ricerca del lavoro. Magari con una bella lista di aziende, redatta da loro, cui andare a proporsi. 
E soprattutto cerco di far loro pensare con la loro testa. Non prendendo per oro colato i passaparola degli amici o certe mezze bugie che leggono o sentono sui media. Di andare a fondo delle loro insoddisfazioni.

Le mezze bugie come quelle ascoltate ieri rendono ancora più difficile la ricerca del lavoro, ivi compresa quella motivazione a presentarsi ad un colloquio, anche solamente conoscitivo. Non portano a nulla di proattivo.

Ricercare e trovare lavoro è impegnativo, ammettiamolo. Esistono degli interventi governativi per persone disoccupate da lungo tempo od in situazioni di svantaggio: facciamogli pubblicità. La Regione Veneto – parlo della mia regione, in quanto ci vivo – sta facendo sforzi enormi in questo campo (Il rimando al sito di riferimento è d'obbligo. Una cliccatina ci sta tutta). C’è una branca del Ministero del Lavoro che si sta occupando proprio di questo. Per i polemici, andate a vedervi il sito internet nazionale di riferimento.

Sono d’accordo che un progetto “FSE”, finanziato dal Fondo Sociale Europeo, possa far lavorare una persona solo per qualche mese, ma per chi è casa da tempo ri-cominciare a svolgere una mansione, parlando da punto di vista dell'autostima, aiuta molto. Aiuta a riconquistarsi la propria dignità e un ruolo nella nostra società. Non sarà la soluzione finale al problema, ma è già qualcosa.
Diffidate sempre da chi vi propina lavori immediati con guadagni subitanei immediati, lasciate perdere gli strilloni che pubblicizzano coi loro faccioni rimedi che solo loro sanno per uscire dalla crisi. E date ascolto a quel dubbio che s’insinua nella testa quando sentite o leggete servizi troppo polemici.

…e se per voi quanto scritto è una mezza bugia, scrivetemi e parliamone assieme. È dal confronto costruttivo che si cresce.




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